Non può vivere bene chi non è in pace con il suo corpo.

Maria Raffaella Dalla Valle
IL DIARIO

martedì 16 gennaio 2018

Libertà vissuta? Riflessioni ed audio del libro di Jutta Burggraf (Audio-Ita)



Libertà, bene prezioso ma fragile. -GPII

Man mano che leggevo questo libro*, mi domandavo, per non essere passiva nel leggerlo, come lo avrei scritto io, cosa avrei scritto nelle pagine successive, e, con mia grande curiosità e meraviglia, ho scoperto che man mano, dentro di me, anticipavo le cose che poi vedevo scritte. Tutto questo per dire che è un libro “terribilmente” umano che sottolinea "come è e come funziona l’uomo".
  Certo, è un libro che attira i curiosi, i temerari, quelli che non si accontentano; un libro dove possono coesistere imprevedibilità e teleologia, in cui si conferma quanto sia naturale pensare all’io in forma narrativa e quanto sia importante non tanto il ruolo ci ciascuno, ma come viene interpretato (p. 20).
  Nel commentarlo ho scelto di non fare un riassunto dei singoli capitoli, trascrivendo invece le parole più significative dell’autrice. Perché? Perché è un libro da leggersi vivendolo, che non può essere ridotto, incasellando la sua meravigliosa semplicità. Si, una meravigliosa semplicità associata ad una grande profondità e conoscenza della complessità dell’uomo. Ho deciso quindi di correre il rischio di dire con parole mie, concetti suoi. Questo mio rendere un po’ più complessi i concetti, vi spingerà ad apprezzarne ancora di più la grandezza e la semplicità quando lo leggerete.

  Il libro è diviso in dieci capitoli con un prologo ed un epilogo.
  I titoli dei capitoli sono: 1- una chiamata originale, 2- la libertà interiore, 3- l’uso della libertà, 4- la libertà per amare, 5- obbedire a Dio: fonte della libertà, 6- obbedire alle autorità umane: espressione di libertà, 7-ostacoli sul cammino, 8- saltare le barriere, 9- creare ambienti liberi, 10- educare persone libere.
  Come dice Burggraf per vivere la libertà bisogna andare fino in fondo, anche la libertà è una cosa dinamica (p.129).
  E la si vive con scelte deliberate che qualificano moralmente la persona stessa: «Tutti gli esseri soggetti al divenire non restano mai identici a se stessi, ma passano continuamente da uno stato ad un altro mediante un cambiamento che opera sempre, in bene o in male... Ora, essere soggetto a cambiamento è nascere continuamente... Ma qui la nascita non avviene per un intervento estraneo, com'è il caso degli esseri corporei... Essa è il risultato di una scelta libera e noi siamo così, in certo modo, i nostri stessi genitori, creandoci come vogliamo, e con la nostra scelta dandoci la forma che vogliamo» (Gregorio Nisseno in VS, 71).
  Tutto questo richiede, come dice anche l’autrice lavoro su di sé, la persona si “costruisce” attraverso i suoi atti liberi; è artista della propria esistenza. Penso che al giorno d’oggi parlare di lavoro su di sé aiuti di più a vedere la vita come un lavoro a cui l’uomo è chiamato (p. 22).
  La libertà è un bene prezioso ma fragile, che Dio vuole nell’uomo ancor di più della salvezza, che si può anche trascendere e anche cedere, ma solo per amore. Come dice Burggraf la vera libertà è amare (p. 55) e ricerca di infinito.
  L’uomo è creatura e il nome stesso ci dice che è in fieri che non può esistere senza il Creatore. La libertà è un cammino entusiasmante di conoscenza ed amore dove la conoscenza di sé e quella di Dio vanno di pari passo. Questo ci insegna che “la vita morale esige la creatività e l’ingegnosità proprie della persona, sorgente e causa dei suoi atti deliberati” (VS, 40). E così inizia «(...) una storia nuova, in cui la scoperta di Dio e la scoperta di sé vanno di pari passo» (EV, 31), questo è ciò che ci trasmette questo libro.
  Tutto questo è una conquista, che richiede delle costanti rivoluzioni o conversioni verso il fine. Più sono ravvicinate più la persona non vive la vita con la rigidità di un esercizio di ginnastica, ma come una danza (p.85).
  Potremmo vedere le conversioni, come delle crisi epistemologiche (cfr. MacIntyre A.).
  Cosa è una crisi epistemologica? Ciò che era considerato evidente da un certo punto di vista, improvvisamente può essere ugualmente suscettibile di interpretazioni contrarie che dipendono anche dalla cultura. Questa scoperta è paralizzante. Ma cosa significa condividere una cultura? Significa condividere degli schemi che sono in un unico e medesimo tempo costitutivi e normativi perché una mia azione sia intelligibile e siano anche mezzi per la mia interpretazione degli altri. La mia abilità di capire cosa sta facendo un altro e di agire intelligentemente (sia verso me stesso che verso gli altri) sono un'unica e medesima abilità. Infatti oltre a saper essere ironico ed utilizzare l'ironia, devo essere in grado di condurre qualsiasi relazione, dialogo, presentandomi alle persone per la maggior parte del tempo in modo non ambiguo, non ironico, non falso e non si tratta solo di considerare che qualcuno è caduto in un errore radicale per cui sono messi in questione per la prima volta i propri schemi; ma anche che la persona riconosce la possibilità di diverse interpretazioni, dell'esistenza di alternative e di schemi diversi che danno racconti reciprocamente incompatibili di ciò che succede intorno. Questa è la forma nella quale si manifesta la crisi epistemologica. Essa si risolve attraverso la costruzione di una nuova narrativa, che aiuta la persona sia a capire come avrebbe potuto gestire le sue credenze in modo intelligibile o come sia stata deformata da esse e quindi richiede un costante uso della libertà.
  E qualcuno potrebbe chiedersi: non è irragionevole che da un male derivi un bene, che Dio possa fare cose splendide con le mie miserie (p.19)?
  Direi di no perché ogni conversione è un bene più alto che conduce al fine, o meglio, cambia la prospettiva, da quella bassa della gallina, si passa a quella elevata dell'aquila, ed essa include ciò che ha visto la gallina, non lo elimina, perché è il fine che include i fini prossimi. Ed inoltre si può pensare nel modo di questo detto famoso: omnia in bonum! Tutto è per il bene.
  Nessuno di noi è un puro, completamente buono o completamente cattivo, e questa famosa tensione tra uomo nuovo e uomo vecchio, è la nostra storia. Anche le galline vanno rispettate ed amate, pure da loro si impara, l’importante è che ciascuno cerchi, almeno, di non proiettare sé stesso sull’altro, esigendo al pollo di essere aquila ed all’aquila di essere un pollo, il famoso vagliare ogni cosa e tenere ciò che è buono. Lasciando che sia proprio il Sole, il sole nello splendore della verità ad attrarre. Certo, il da farsi è imparare a liberarsi per lasciarsi attrarre sempre più in abbandono e non solo a sforzo di volontà, il less is more che è tanto di moda adesso e che ci ricorda che possiamo coinvolgere di più la consapevolezza e l’intelligenza.
  Che poi oggi la verità sia un tabù e che alcune persone non vogliano sentirne parlare, bisogna prenderne atto, a noi spetta solo proporre, non convincere, possibilmente essendo attraenti. Forse può dare un nuovo punto di vista anche il pensare, da parte di chi pretende invece di essere nella verità il sapere che non è importante quello che noi facciamo con la verità ma quello che la verità fa con noi.
  La fede, seconda parte del titolo di questo libro, diventa quindi una verità da vivere, una conoscenza vissuta, «una memoria vivente dei (…) comandamenti, sappiamo che una parola non è veramente accolta se non quando passa negli atti, se non quando viene messa in pratica. La fede è una decisione che impegna tutta l'esistenza. E' incontro, dialogo, comunione di amore e di vita del credente con Gesù Cristo, Via, Verità e Vita.
  Comporta un atto di confidenza e di abbandono a Cristo, e ci dona di vivere come lui ha vissuto (cfr. Gal 2, 20), ossia nel più grande amore a Dio e ai fratelli» (VS, 88).
  Gli educatori (ed ognuno di noi lo è nel rapporto con l’altro), i formatori, potrebbero fare attenzione a non cadere nel tranello in cui -come dice B. - spesso o a volte, ciascuno di noi tende a delegare la propria vita e la libertà ad un altro sapendo che troverà sempre un qualcuno così… caritatevole che si offrirà di prendersela questa responsabilità, non rendendosi forse conto del fatto che sì, la libertà è anche un dramma ma nessuno ne è esonerato, come la morte.
  Inoltre, se la nostra vita è una storia, è una autobiografia, essa è radicalmente costruita attraverso il dialogo con altre persone - quindi anche l'aiuto nella vita spirituale e l'orazione cristiana sono un aspetto del dialogo, che non va dimenticato - ed in un certo senso ciascuno di noi si “conforma” a quanto è stato progettato da altri. Le azioni degli altri influiscono su di me, ma anche sul mio modo di conoscermi.
  E lo sforzo per capire noi stessi in una trama integrante della nostra vita, è determinante di quello che faremo in avvenire, come lo è il fatto di “rendersi intelligibili” davanti agli altri, di saper dar ragione della speranza che è in noi. 
Ecco perché chiunque, solo per il fatto di essere uomo, dovrebbe essere attirato da un libro come questo, e non ha nemmeno la scusa che è di difficile lettura…
  Mai come oggi c’è la rinuncia a vivere la libertà e ci si affida a guru che, in nome di un certo lavoro fatto su di sé, assolutizzano una parte della persona e la fanno diventare dipendente, confondendo, per esempio, sensazioni di benessere fisico e rilassamento con un benessere spirituale e morale. Le due cose invece vanno l’una accanto all’altra, nessuna delle due va assolutizzata perché dà dipendenza e tutte le dipendenze sono negative, anche le più buone, meglio ragionare in termini di interdipendenza ed avere chiaro che ne abbiamo una costitutiva, che lo si voglia o no, quella da Dio.
  “L’uomo non è un assoluto, quasi che l’io possa isolarsi e comportarsi solo secondo la propria volontà. E’ contro la verità del nostro essere. La nostra verità è che, siamo creature, creature di Dio e viviamo nella relazione col Creatore. Siamo esseri relazionali. E solo accettando questa nostra relazionalità entriamo nella verità, altrimenti cadiamo nella menzogna e in essa, alla fine ci distruggiamo” (BXVI).
  Il vero prendersi cura degli altri, l’educare alla libertà come Burggraf intende in sintonia con Llano, MacIntyre e Gahl è un «nuovo modo di pensare», che non sorge da una ragione distaccata, ma da persone vive che parlano «con altre persone irripetibili e vicine, che hanno un nome ed una fisionomia». E' un modo di pensare che si apre alla pluralità del reale, con una espressa rinuncia alla violenza concettuale propria dei modelli unilaterali e chiusi, univoci e monologici. Come dice A. Llano: è inclusivo, che differenzia ma che non discrimina, analogico e flessibile, più attento al gioco della complementarietà che alla dialettica delle opposizioni, sostitutivo di una mentalità che è stata incapace di comprendere il carattere specifico dell'essere personale, specialmente per quanto riguarda la dimensione temporale, ed ha portato all'anomia sociale di cui soffriamo perché ci si è dimenticati contemporaneamente del personale e del comunitario e del diritto basico di amare e di essere amati.
  E’ un prendersi cura dell'altro, in modo dinamico e flessibile che implica mimesis, intesa non come imitazione ridondante, ma come realizzazione personale. Quindi si arriva all’analogica unità del diverso; è l'unica possibilità di cercare l'unità, senza distruggere la differenza, e di affermare la differenza senza rompere l'unità, è l'amore [...] che non può essere fredda ispezione ma contemplazione amorosa».
  Alla base dell'autentica relazione interpersonale, quindi, si trova l'empatia: «un modo di conoscere nella corporalità dell'altro il suo tempio personale più intimo, attraverso un contatto in un certo senso assoluto, che trascende le convenzioni culturali, anche quelle linguistiche».
  Questo stile di avvicinamento alla realtà, cognitivo ed amoroso nello stesso tempo è rispetto della realtà unica di ogni cosa e di ogni persona. «E' co-spirare per la realizzazione del suo progetto interno, senza imposizioni e senza sostituzioni». E il nucleo di questo nuovo modo di pensare, che ci insegna Gesù, ha profonde radici in una tradizione sempre rinnovata.
  Ritengo stupendo il paragrafo: “Essere per gli altri” a p. 68 che ribadisce questi concetti con una semplicità meravigliosa!
  Che non succeda, come scrive Burggraf, che qualcuno arrivi alla “’disperazione di chi vuole disperatamente essere se stesso’, ma non arriva ad esserlo perché gli altri glielo impediscono” (p.167). “Se non vedo il bene nell'altro, gli tolgo spazio per vivere e questi si allontana sempre più dal suo ideale e dalla sua autorealizzazione. In altre parole lo uccido dal punto di vista spirituale...”. Certo, la persona è comunque libera anche se ella non si sente libera e può andare oltre, ma almeno aiutiamoci in questo, penso che non sia poi così scontato.
  Ciascuno, dentro di sé scrive vari racconti della propria vita attraverso scelte libere: quello nella mente di Dio, quello nella nostra, in quella degli altri, la nostra mancanza di rettitudine di intenzione nel fare un racconto e poi cambiarlo.
  “Ciascuno di noi può fallire il proprio racconto, ma è sempre possibile correggere la direzione, ricominciare, soprattutto quando ci si sente sorretti da un Amico”. Burggraf ci dice di non pensare a tutto ciò ma di essere e basta.
Esistono solo due modi di vivere: o per amor di Dio o per egoismo” (R. Gahl). Interessante è anche quanto vi è scritto sul valore dei sentimenti, pure si conosce attraverso i sentimenti, già Tommaso D’Aquino scriveva che: «Il principio dell'amore è duplice, in quanto si può amare per mezzo del sentimento, quando l'uomo non sa vivere senza l'oggetto che ama; per mezzo del dettame della ragione, quando ama ciò che l'intelletto gli dice... E noi dobbiamo amare Dio nei due modi, e quindi anche sentimentalmente, perché il cuore di carne si sente mosso da Dio, secondo ciò che esprime il salmo «il mio cuore e la mia carne gioiscono nel Dio vivo» (Ps 83,3» (Super Ev. Matth., lect. 22,4 - n.1814) .



  Il prologo del libro riporta una famosa storia in cui si racconta che un contadino cresce un aquilotto che ha trovato, in un pollaio insieme alle galline, ma poi se ne pente e vuole insegnargli a volare. E lo aiuta a volare verso il sole. Da lì inizia tutto il libro che potrei descrivere così continuando la storia…. Questo aquilotto, una volta che ha imparato a volare, si accontenta del suo primo modo perché ha bisogno di sentirsi bravo ed invece, se portasse un’ po’ di più l’attenzione non solo a se stesso, ma anche allo sfondo, vedrebbe che ci sono tantissimi modi di volare da sperimentare imparando da tutti gli altri aquilotti ed arriverebbe non solo a capire che ci sono tanti modi di farlo e che ogni aquilotto ne ha uno suo particolare più funzionale e non solo… si divertirebbe nel volare tutti insieme in questa armonia del cielo e nell’esultare nella gioia di tutta questa diversità che comunque sempre volare è. Ad un certo punto, inoltre, potrebbe lasciarsi portare dalle correnti della grazia, lasciarsi attrarre verso il Sole e non ostinarsi a farlo volando, ma questa è la sfida, il gioco, il divertimento di tutta una vita, basta essere fiduciosi e consapevoli che questa storia, che diventa una commedia divina della quale siamo tutti attori, spettatori, narratori avrà veramente un gran finale, come nelle storie dei bambini e ci sarà veramente una corrente rarefatta di amore di sè, degli altri e di Dio tutto insieme che condurrà a quello che umanamente non possiamo descrivere e che sembrerà follia. Ecco che allora si andrà oltre allo sviluppo delle potenzialità umane, tanto di moda oggi, non ci si fermerà ad un certo divino che è in noi, si imparerà che è veramente possibile lasciarsi andare ed abbandonarsi a questo divino al quale spesso le persone dicono di non riuscirsi abbandonare, e quando indaghi su quale immagine del divino hanno a volte si fermano ad una sorte di energia cosmica. Chiaro che non riescono a lasciarsi andare, perché il rapporto estatico di amore è tra persone fatte di anima e di corpo, non solo anima o solo corpo e quindi andare sempre più in là ed essere consapevoli che questo Sole può essere visto come un “animale razionale vivente di sesso maschile”, detto anche Gesù. Ci aiuta ed inoltre ci arrichisce ancora di più pensare ad un Dio in tre persone che si relazionano ed amano continuamente, forse arriveremo a scoprire anche “un’ascetica delle relazioni umane” (p. 69) immagini di queste.
  Attirati da questo Sole, possiamo librarci volando nella gioia e libertà dei figli di Dio, elevati a dignità regale.
  Questo libro è quindi un antidoto e una rottura di schemi o destrutturazione ad un’educazione cattolica del sentirsi a posto e del volontarismo, ma anche a quel volontarismo new age che arriva a dire: "io sono dio" e che pensa di risolvere tutto con la forza della propria mente. Lo consiglio a tutti, non lasciatevi bloccare dal credo religioso delle persone.
  Aiuta a rendersi conto che " nulla mi appartiene così poco quanto il mio stesso io, il mio io personale è il luogo del superamento di me stesso e del contatto con ciò da cui provengo e verso cui sono diretto". Va ricordato che la vera libertà non è quella dell’io assoluto, dell’assolutizzazione dell’io.
L’uomo non è un assoluto, quasi che l’io possa isolarsi e comportarsi solo secondo la propria volontà. E’ contro la verità del nostro essere. La nostra verità è che, siamo creature, creature di Dio e viviamo nella relazione col Creatore. Siamo esseri relazionali. E solo accettando questa nostra relazionalità entriamo nella verità, altrimenti cadiamo nella menzogna e in essa, alla fine ci distruggiamo. Siamo creature e quindi dipendenti dal Creatore. (BXVI, 20/2/2009)
  E’ un libro che ci ricorda che l’uomo è fatto come un prodigio, che ci fa chiedere che: cosa è l’uomo perché Te ne ricordi?..
  In esso si legge il valore divino dell’umano e il valore umano del divino, il cominciare a pensare in "e … e" invece che in "o ... o" e prescindendo dall’ortografia, come fanno i veri artisti quando hanno l’ortografia dentro. 
Quando la verità è proposta in modo amabile tutti ne rimangono attirati, se l’uomo riuscisse a vedere la sua vita come opera d’arte compartecipata dove Dio e l’anima si compenetrano per opera di una libera personale donazione reciproca, chi non lo vorrebbe? E Dio non costringe chi non vuole ritenere la sua forma d’arte.
  La nostra ascetica forse dovrebbe puntare di più a liberarci da schemi rigidi e … farci volare come le aquile trasformando la vita in un unico atto di amore.

*Jutta Burggraf, Libertà vissuta (con la forza della fede), Ed. Ares, Mi 2010.

🎤 Audio del libro Libertà vissuta di Jutta Burggraf:
Ringrazio ARES Edizioni che mi ha permesso di pubblicare questi audio. Clicca qui per comperarlo.

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