Non può vivere bene chi non è in pace con il suo corpo.

Maria Raffaella Dalla Valle
IL DIARIO

Frasi della storia















Può avere una personalità equilibrata solo chi vive in pace con il suo corpo. - Jutta Burggraf

L’amore più profondo implica tuttavia una dimensione tattile. - F. Hadjadj, Mistica della carne.

L’integrazione della persona nell’atto, che passa attraverso il corpo e si esprime in esso, rivela allo stesso tempo il senso profondo dell’integrità dell’uomo come persona.
- Karol Wojtyla, “Persona e atto”.



“La sensazione del proprio corpo è fattore indispensabile per vivere interiormente la soggettività integrale dell’uomo. In questa esperienza vissuta il corpo e la coscienza sono quasi legati tra loro tramite la sensazione, che è la manifestazione più elementare della psiche umana e allo stesso tempo il riflesso psichico più evidente della somatica umana”. - Karol Wojtyla, Persona e atto.

La pratica del primo precetto della legge naturale, "Ama Il Signore Dio tuo", "richiede la completa integrazione della propria sessualità, di modo che l’esperienza estatica dell’attrazione sessuale porti ad un’amorosa valutazione di se stessi e degli altri come persone, e non sia mai pervertita in una strumentalizzazione narcisista, di se stessi o dell’altro”.
Robert A. Gahl, Jr., Animali razionali dipendenti sessualmente differenziati, un approccio all'io umano relazionale.



Alla base di ogni autentica interpersonale sta l'empatia o conoscenza per connaturalità. A Santa Edith Stein dobbiamo il miglior studio contemporaneo sull'empatia, quel modo di conoscere nella corporeità dell'altro il suo carattere personale più intimo. - Alejandro Llano, Il rinnovamento dell'antropologia alla luce del Verbo incarnato.

Cosa è il significato sponsale del corpo?
La capacità di esprimere amore e di vedere l'altro come persona.
- Blanca Castilla De Cortazar

“Sebbene il corpo umano, nella sua normale costituzione, porti in sè i segni del sesso e sia, per sua natura maschile o femminile, tuttavia il fatto che l’uomo sia “corpo” appartiene alla struttura del soggetto personale più profondamente del fatto che egli sia nella sua costituzione somatica anche maschio o femmina”. - Giovanni Paolo II, 7.11.79

Il corpo, e soltanto esso, è capace di rendere visibile ciò che è invisibile: lo spirituale e il divino. Esso è stato creato per trasferire nella realtà visibile del mondo il mistero nascosto dall’eternità in Dio [l'amore di Dio per l'uomo], e così esserne segno. - Giovanni Paolo II, 20.2.80

Il corpo, nella sua mascolinità e femminilità, è "dal principio" chiamato a diventare la manifestazione dello spirito. Lo diviene anche mediante l’unione coniugale dell’uomo e della donna, quando si uniscono in modo da formare "una sola carne".

Mentre per la mentalità manichea il corpo e la sessualità costituiscono, per così dire, un "anti-valore", per il cristianesimo, invece, essi rimangono sempre un "valore non abbastanza apprezzato".
- Giovanni Paolo II, 2.10.80

Ed è questa teologia del corpo che fonda poi il più appropriato metodo della pedagogia del corpo, cioè dell’educazione (anzi dell’autoeducazione) dell’uomo. Ciò acquista una particolare attualità per l’uomo contemporaneo, la cui scienza nel campo della biofisiologia e della biomedicina è molto progredita.

In altri termini: l’uomo, attraverso la sua maturità spirituale, scopre il significato sponsale proprio del corpo.

Le parole di Cristo nel Discorso della Montagna indicano che la concupiscenza di per sé non svela all’uomo quel significato, anzi, al contrario, lo offusca ed oscura. La conoscenza puramente "biologica" delle funzioni del corpo come organismo, connesse con la mascolinità e femminilità della persona umana, è capace di aiutare a scoprire l’autentico significato sponsale del corpo, soltanto se va di pari passo con un’adeguata maturità spirituale della persona umana.
Giovanni Paolo II, 8.4.81

Il denudamento dell’altro sesso ci colpisce attraverso l’ascolto e la visione. Ma essa dischiude un passaggio al tatto. Niente di più strano. Si comincia con la contemplazione, si finisce con il palpeggiamento. Non è una caduta? (...) L’udito e la vista sono i sensi più nobili, i più oggettivi, i più aperti alla conoscenza, e per questo servono direttamente lo spirito. Tramite loro, insegniamo il vero e percepiamo il bello. Ma che cosa apprendo palpando?(...) Cosa accade, dunque, quando tocco? Vengo io stesso toccato. Di questo libro che tenete tra le mani, anche se non è provvisto di sensibilità, dite che vi tocca, perché, «nel tatto, percepire un oggetto e percepire se stessi non sono distinti». (...) Il nostro senso più nobile (vista) non ha questo potere: in generale, vedo senza vedermi contemporaneamente. E anche se mi guardo allo specchio, lo statuto della mia immagine non differisce sostanzialmente dallo statuto degli altri oggetti visibili, tanto la vista è un senso obiettivo. Non è per riflessione che mi riconosco in quel riflesso. (...) Nello sguardo, il nostro stesso corpo ci risulta, in un certo senso, estraneo, e lo rimane. Posso vedere la mia mano come la vedono gli altri. Ma nessuno può sentire la mia mano come io la sento. Nell’atto di usarla, sento la mia mano come mia senza vederla.

Se fossi soltanto visivo, avrei bisogno del tempo per distinguere le mie gambe dalle vostre, nel caso ci trovassimo seduti vicini. Solo col tatto, io sento direttamente il mio corpo come mio. (...) E lo sento interamente, poiché il tatto non è localizzato in un organo, bensì diffuso attraverso tutta la mia stoffa carnale. (...) Così che avere il tatto più fine significa sentirsi e sentire il mondo più radicalmente di tutti gli altri animali e poter godere più profondamente di loro della propria presenza presso le cose. (...) Se la vista e l’udito procurano piuttosto la gioia di conoscere, il tatto ci procura quella di essere, che ne costituisce il fondamento. Mi sento piantato al suolo, con tutto il mio peso di pover’uomo, avviluppato d’aria e dai miei abiti, proprio qui, esattamente qui, come un imbecille e come un dono. (...) A differenza della vista e dell’udito, il tatto mi coinvolge proprio in ciò che recepisco. Il tatto è il senso dell‘avventura. L’animale che è dotato del tatto più fine è dunque anche «il vivente più esposto ai rischi, il più avventuroso.

Anche la carne che sento, e per mezzo della quale mi sento, mi sta sentendo e, pertanto, si sta sentendo. (...) Le nostre mani e le nostre labbra si rispondono e risvegliano reciprocamente i nostri contorni. L’amplesso modella la nostra creta a immagine di quel giorno in cui essa uscì dalle dita di Dio. È come se ricevessimo una seconda volta il nostro corpo l’uno dall’altro, ce lo restituiamo l’un l‘altro per intero.
Ognuno si offre in tutta la propria altezza, larghezza, in tutta la propria profondità. (...) Gli sguardi e le mani, la nudità e il linguaggio sono infatti implicati in questa offerta.- F. Hadjadj, Mistica della carne.



La nozione di educazione sessuale è problematica, perché la sessualità implica l’esperienza del desiderio e del suo eccesso. Il desiderio sessuale non si educa così come ci si educherebbe alla matematica: non è una semplice forma di istruzione. Si tratta di un desiderio che ci fa sentire non più padroni di noi stessi. Questa esperienza di spossessamento chiede di essere vissuta pienamente, e qui si innesta l’esigenza dell’educazione nel senso di un “accompagnamento” del desiderio. Ma non per contenerlo, spezzarlo, diminuirlo, anzi: per andare fino in fondo.
F. Hadjadj, Mistica della carne.

Nessun commento:

Posta un commento